Cannabinoidi

Recettori endocannabinoidi

I recettori sono proteine o altre molecole che si legano con sostanze specifiche prodotte dall’organismo o assunte dall’esterno causando risposte cellulari ed effetti biochimici. L’uomo possiede diversi tipi di recettori e quelli denominati CB1 e CB2 si legano ai cannabinoidi. I recettori CB1 si trovano nell'encefalo, nel cervelletto, nell'ippocampo e in altre aree del sistema nervoso. È presente una bassa densità di recettori cannabinoidi anche in polmoni, fegato, reni e genitali. I recettori CB1 sono assenti nelle parti che controllano le funzioni respiratorie e cardiovascolari. I recettori CB2 si trovano in misura minore nel sistema nervoso centrale e sono maggiormente presenti nel sistema immunitario.

Sistema endocannabinoide

Dalla scoperta del sistema endocannabinoide è nata la ricerca moderna sulla cannabis terapeutica, che riparte oggi con la fine degli 80 anni proibizionisti dopo millenni di applicazioni medicinali fra molti popoli del mondo. Nella farmacologia occidentale la cannabis è stata introdotta nel 1800 dallo studioso William Brooke O'Shaughnessy, dopo aver validato scientificamente i risultati della medicina indiana e aver scoperto nuove applicazioni terapeutiche. Il sistema endocannabinoide è presente in quasi tutte le specie animali. È un gruppo di molecole che fungono da messaggeri e recettori per controllare con la loro attivazione numerose funzioni vitali. Il sistema endocannabinoide è coinvolto nella comunicazione fra le sinapsi neuronali che controllano memoria, appetito, stati d’animo, dolore, crescita e sviluppo. Le interazioni di questo sistema concorrono a mantenere il corpo in equilibrio omeostatico regolandone le funzioni metaboliche.

Molecole animali e vegetali

I cannabinoidi sono molecole di idrocarburi che si legano con i recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide. I fitocannabinoidi hanno origine vegetale, mentre quelli prodotti dal nostro corpo sono chiamati endocannabinoidi. Esistono anche numerosi cannabinoidi di sintesi sviluppati dalle società farmaceutiche. Le ultime richerche sembrano indicare possibili sintomi e sindromi da carenza o sbilanciamento dei cannabinoidi prodotti dall'organismo umano. Gli endocannabinoidi finora scoperti sono:  anandamide,  arachidonoilglicerolo,  noladin,  virodamina,  N-arachidonoildopamina. La scienza conosce circa un centinaio di fitocannabinoidi e la ricerca sulle loro proprietà si trova ancora ai primi passi. La pianta di cannabis produce cannabinoidi insieme a terpeni, flavonoidi e altre molecole nella resina contenuta nei tricomi e nei pistilli delle sue infiorescenze.

Azioni dei cannabinoidi

Dalla stimolazione biochimica con molecole che fungono da neurotrasmettitori per i recettori CB1 deriva un’azione antiemetica, antiossidante, ipotensiva, immunosoppressiva, antinfiammatoria, analgesica, antispastica. La stimolazione dei recettori CB2 ha un’azione antinfiammatoria e modulatrice del sistema immunitario. L’attivazione dei recettori CB1 può anche determinare effetti psicotropi. Alla base della ricerca medica sulla cannabis sta la capacità dei cannabinoidi di “mimare” l’azione di alcune molecole del nostro corpo in condizioni critiche e patologiche. Queste molecole attivano risposte endogene all’aggressione, determinando ad esempio l’autofagia delle cellule tumorali o il rilassamento del tono muscolare. La sfida della cannabis terapeutica nei prossimi anni sta nel puntare ai recettori CB1 e CB2 con i cannabinoidi più appropriati nelle modalità di somministrazione più efficaci per ciascuna singola condizione. L’effetto dei cannabinoidi non sembra però limitato solo ai propri specifici recettori e la ricerca sta scoprendo nuovi canali d'azione.

Cannabinoidi principali:

  • THC - tetraidrocannabinolo  
  • CBD - cannabidiolo
  • CBN - cannabinolo
  • CBC - cannabicromene 
  • CBG - cannabigerolo 
  • THCa - acido ∆1-tetraidrocannabinolico
  • THCv - tetraidrocannabivarina
  • Cannabinoidi minori
  • CBDa - acido cannabidiolico
  • CBL - cannabiciclolo
  • CBE - cannabielsoino 
  • CBND - cannabinidiolo  
  • CBT - cannabitriolo 
  • CBV - cannabivarina  
  • CBDV - cannabidivarina 
  • CBCV - cannabicromevarina 
  • CBGV - cannabigerovarina  
  • CBGM - cannabigerolo monoetiletere  

CBD

Il cannabidiolo ha un campo di applicazioni attuali e potenziali superiore a quello del THC. In alcune nazioni è incluso nelle liste dei farmaci orfani per particolari patologie. Alla luce delle recenti ricerche scientifiche i genetisti hanno cominciato a selezionare varietà di cannabis con alto contenuto di CBD. Questo cannabinoide si trova in piccola quantità anche nella canapa per uso alimentare. Deriva dalla decarbossilazione dell’acido cannabidiolico CBDa. Le ricerche sul CBDa evidenziano proprietà antibatteriche, antinfiammatorie, antiemetiche e antiproliferative. 

Azione del Cannabidiolo

Il CBD è un agonista dei recettori cannabinoidi GPR55, dei vanilloidi TRPV1 e TRPV2 e della serotonina 5-HT1a. È antagonista dei neurotrasmettitori oppioidi e dei recettori cannabinoidi CB1 e CB2. Non si lega ai recettori CB1 presenti nel sistema nervoso centrale e agisce su diversi canali neuronali rispetto al THC. Per questi motivi non risulta psicoattivo e non altera le funzioni percettive, psicologiche e psicomotorie. L’aneddotica e gli studi clinici o su cavie di laboratorio hanno dimostrato effetti analgesici, sedativi, antipsicotici, antiepilettici, antidistonici, antinfiammatori, miorilassanti. È in grado di ridurre la pressione endooculare e ha dimostrato attività antiossidante. I risultati clinici ottenuti finora come antispasmodico e ansiolitico sono molto promettenti.

Interazione con il Tetraidrocannabinolo

In virtù dell'effetto entourage il cannabidiolo aumenta e prolunga alcuni effetti utili del THC, come l'azione analgesica. Al contrario riduce gli effetti avversi su battito cardiaco, respirazione e temperatura corporea, l'ansia e le occasionali manifestazioni paranoiche causate dal cannabinoide psicoattivo. Riducendo questi effetti collaterali permette assunzioni di dosi più elevate di THC. Le ricerche sono concordi nell’attribuire azioni sinergiche ai due principali cannabinoidi ed entrambi vengono utilizzati anche a integrazione di terapie con altri farmaci. Le proporzioni più efficaci fra THC e CBD nei diversi casi terapeutici restano ancora da validare sul piano clinico ma sono già delineate nell'aneddotica oggi disponibile.

Patologie trattabili con Cbd in base ai risultati delle ricerche:

Proprietà farmaceutiche 

Effetti

Antiemetico

Riduce nausea e vomito

Anticonvulsivo

Riduce o elimina l'attività convulsiva

Antipsicotico

Contrasta i disturbi psichici

Antinfiammatorio

Attenua o elimina le infiammazioni

Antiossidante

Combatte le azioni neurodegenerative

Antitumorale

Sopprime o riduce la proliferazione delle cellule tumorali

nsiolitico e antidepressivo 

Attenua i sintomi di ansia  e depressione

 

Scheda tecnica

  • Formula: C21H30O2
  • Punto di decarbossilazione: 120 °C
  • Solubilità: scarsa in acqua, buona in solventi organici
  • Punto di fusione: 66 °C
  • Punto di ebollizione: 160-180 °C
  • Dose letale: per inalazione 5.000mg/kg per i topi. 15.000 mg/kg per l’uomo. Dose letale di nicotina: 3mg/kg per i topi, 40-60 mg/kg per l’uomo.
  • Biodisponibilità: 13-19% per via orale, 11-45% per inalazione

 

 

 

CBDV

La cannabidivarina (CBdV) è un cannabinoide simile al CBD da un punto di vista chimico. È una sostanza ancora poco conosciuta in ambito medico e si trova in quantità significative solo in alcune varietà di cannabis. Non è psicoattiva e non rientra nelle tabelle delle sostanze stupefacenti. Gli studi oggi disponibili hanno dimostrato l’esistenza di un canale d’azione neuronale della CBdV che determina effetti anticonvulsivi, modulando l’attività epilettica sia nell’ampiezza, sia nella durata delle sindromi.

Sono in corso studi con risultati promettenti sull’utilizzo combinato di CBD e CBdV. Ricerche di laboratorio indicano che i recettori neuronali coinvolti nell’azione antiepilettica della cannabidivarina sono quelli di tipo TRP, come i vanilloidi TPRV1, quindi differenti dai recettori CB1 e CB2 attivati dai principali cannabinoidi THC e CBD. Esiste un nuovo interessante studio sull’azione dei cannabinoidi sui canali TPRV1 compiuto dal Endocannabinoid Research Group del CNR di Napoli. Una ricerca del gruppo di Vincenzo di Marzo sull’azione modulatrice di CBD e CBdV sui recettori neuronali coinvolti nelle forme epilettiche dimostra l’effetto entourage dei due cannabinoidi. Uno studio pubblicato sul British Journal of Pharmacology riconosce l’attività anticonvusiva della cannabidivarina nelle cavie di laboratorio. Studi su cavie hanno inoltre dimostrato che la cannabidivarina svolge azione contro la nausea, beneficio portato anche da altri cannabinoidi come THC e THCV.

Anche se i risultati ottenuti sui topi non possono considerarsi validi su pazienti umani, gli studi sulla CBdV come anticonvulsivo privo di effetti collaterali sulle funzioni motorie sono molto promettenti. Un farmaco con CBdV contro l’epilessia si trova ora nelle fasi finali di test clinici e la GW Pharmaceuticals ha brevettato per 15 anni un trattamento contro l’epilessia a base di cannabidivarina.

La modulazione dei recettori vanilloidi da parte della cannabidivarina ha portato ad altre ricerche: vediamo ancora il gruppo di Vincenzo di Marzo impegnato in uno studio sull'azione antinfiammatoria della CBdV sul tratto gastrointestinale. Questa indicazione scientifica apre nuove possibilità per la cura di patologie come il morbo di Crohn.

Troviamo infine una tesi di laurea che porta interessanti esperimenti con la CBdV nei tumori del sistema nervoso centrale: "La CBDV induce una significativa riduzione concentrazione-dipendente della vitalità cellulare di cellule U87 del glioma e tale effetto antiproliferativo non è mediato né dai recettori cannabici CB1 e CB2 né dal recettore vanilloide TRPV1. La CBdV sembra inibire non solo la capacità delle cellule tumorali di migrare, ma anche la loro capacità invasiva. Nella linea di glioma umano U87, anche il cannabinoide non psicoattivo CBdV possiede un significativo effetto antiproliferativo, antimigratorio e antinvasivo".

Scheda tecnica

  • Formula: C19H26O2
  • Punto di decarbossilazione: xx °C
  • Solubilità: scarsa in acqua, buona in solventi organici
  • Punto di fusione: xx °C
  • Punto di ebollizione: xx °C
  • Dose letale: 
  • Biodisponibilità: xx-xx% per via orale, xx-xx% per inalazione

Altri cannabinoidi

Cannabinoidi e terpeni o terpenoidi sono diversi risultati di processi biochimici legati fra loro. La concentrazione di queste molecole nelle diverse varietà di cannabis è molto variabile e alcuni componenti si trasformano in altri durante la maturazione, la lavorazione o l’assunzione del materiale vegetale. La ricerca sui principali cannabinoidi è solo agli inizi ma le evidenze terapeutiche sono già ampiamente dimostrate sia sul piano clinico, sia in laboratorio. I fitocannabinoidi presenti in piccole quantità sono ancora poco studiati, ma i primi dati indicano azioni sul nostro sistema endocannabinoide simili e complementari a quelle di THC e CBD. Questo conferma la validità dell'effetto entourage.

CBN - Cannabinolo

Questo cannabinoide è il risultato dell’ossidazione del THC. Il CBN è un agonista del recettore cannabinoide CB2 ed è debolmente agonista del CB1. Risulta quindi leggermente psicoattivo, in misura molto inferiore rispetto al THC. Sembra però esercitare un’azione di miglioramento della qualità del sonno. Ha effetto analgesico, sedativo, antibatterico, antiemetico, anticonvulsivo antinfiammatorio, antiproliferativo. Non rientra nelle tabelle di sostanze controllate.

CBG - Cannabigerolo

È presente in quantità piccole e mutevoli nella pianta ma è strettamente legato ai processi che sviluppano i cannabinoidi principali. Agisce come debole antagonista del recettore CB1, mitigando quindi l’azione psicoattiva del THC. Interviene anche sui recettori coinvolti nella produzione di serotonina e adrenalina. Non ha effetti psicoattivi ed è fra le rare sostanze con azione neurogenica nelle cellule cerebrali. Ha mostrato effetti antibatterici, antitumorali e sedativi. Alcuni studi indicano un'azione sulla ricrescita del tessuto osseo. Sembra avere effetto antiepilettico. L'interesse crescente per questo cannabinoide sta portando a sviluppare nuove varietà con elevato contenuto di CBG. Fa parte di un gruppo di cannabinoidi che contiene anche CBGA, CBGV, CBNA, CBNVA, CBGM, CBGAM.

CBC - Cannabicromene

Finora poco studiato ma promettente come analgesico, antinfiammatorio, antivirale, antibatterico e antitumorale. Non è psicoattivo ma sembra più potente del CBD contro i sintomi dell’ansia. Esistono possibilità di un’azione neurogenerativa.

THCa - Acido ∆1-tetraidrocannabinolico

Precursore del THC, che viene prodotto dalla decarbossilazione per riscaldamento del THCa. Quest’ultimo non è psicoattivo ed esistono applicazioni terapeutiche o di integrazione alimentare con THCa e altri acidi cannabinoidi non decarbossilati. Il THCa si trova in abbondanza nella cannabis e dimostra azione antinfiammatoria, antispasmodica e sedativa.

THCv - Tetraidrocannabivarina

Riduce l’appetito. È studiato per applicazioni contro diabete e morbo di Parkinson, controllo del peso e azione antinfiammatoria.

CBDa - Acido cannabidiolico

È un cannabinoide minore con proprietà antinfiammatorie, antiproliferative, antiemetiche

THC

Prima delle recenti scoperte scientifiche sul CBD, il tetraidrocannabinolo è stato il cannabinoide più studiato dai ricercatori. I primi utilizzi riconosciuti dalla farmacologia riguardavano il trattamento degli effetti collaterali della chemioterapia e della spasticità muscolare causata dalla sclerosi multipla. Oggi le evidenze scientifiche e una vasta aneddotica hanno reso sempre più diffuso il suo utilizzo terapeutico in sostituzione o integrazione di altri trattamenti. Nella pianta il THC è presente sotto forma del suo precursore acido tetraidrocannabinolo THCa. La decarbossilazione per riscaldamento del THCa lo trasforma in THC e ne attiva le proprietà psicotrope. Esistono diverse applicazioni terapeutiche o di integrazione alimentare a base di acidi cannabinoidi non decarbossilati e quindi non psicoattivi.

Azione del Tetraidrocannabinolo

Il THC mima l’azione dell’anandamide, un neurotrasmettitore endocannabinoide prodotto dall’organismo di mammiferi e altri animali. È un agonista sia dei recettori cannabinoidi CB1, situati in prevalenza nel sistema nervoso centrale, sia dei recettori CB2 diffusi nel sistema immunitario. Al contrario, il CBD non si lega in alcun modo coi recettori CB1. La scoperta dei nostri specifici recettori dei principi attivi della cannabis ha portato gli scienziati a individuare il sistema endocannabinoide e i cannabinoidi prodotti naturalmente dall’organismo. Questi interagiscono chimicamente con i fitocannabinoidi prodotti dalla cannabis. Negli studi clinici e in vitro il THC ha evidenziato proprietà antiemetiche, anticonvulsive, antipsicotiche, antinfiammatorie, anti-tumorali, antiossidanti, analgesiche. Esiste una vasta aneddotica in continuo aumento su condizioni patologiche anche gravi trattate con la cannabis per scelta dei pazienti stessi. Questo fenomeno ha guidato molte ricerche, che nella maggior parte dei casi hanno confermato scientificamente i risultati positivi ottenuti dai pazienti. Elenco dei link esterni agli studi scientifici.

Effetti collaterali del Thc e interazione con Cbd

Il THC eleva i livelli di dopamine nel cervello provocando sensazione di benessere ed eventuale euforia. A questo si aggiunge però rilassamento muscolare e sensazione di fatica. L’effetto dura 1-2 ore per inalazione e 5 o più ore se ingerito. La coordinazione motoria e le funzioni cognitive possono risultare parzialmente e temporaneamente ridotte. Può alterare le percezioni. La stimolazione dell’appetito indotta dal THC può essere un effetto ricercato o indesiderato a seconda delle condizioni.

Il CBD aumenta e prolunga la durata di alcuni effetti del THC come l'azione analgesica, e ne riduce gli effetti avversi come alterazione di battito cardiaco, respirazione e temperatura corporea, ansia e manifestazioni paranoiche. Riducendo gli effetti collaterali, il cannabidiolo permette assunzioni di dosi più elevate di THC. Le ricerche sono concordi nell’attribuire azioni sinergiche ai due principali cannabinoidi ed entrambi vengono usati anche come integrazione a terapie con altri farmaci.

Le ricerche sugli effetti avversi temporanei o permanenti del THC dopo un lungo periodo di assunzione sono scarse e i risultati poco coerenti fra loro. Esistono alcune evidenze riguardanti perdita di memoria a breve termine, psicosi, depressione e perdita parziale delle capacità cognitive. I cannabinoidi non agiscono sui neurotrasmettitori che controllano la respirazione e quindi, al contrario degli oppioidi, non possono causare morte per blocco respiratorio.

Patologie trattabili con Thc in base ai risultati delle ricerche cliniche

Il THC, da solo o in combinazione con CBD e altri cannabinoidi, ha dimostrato piena efficacia nei dolori neuropatici, spastici e tumorali, nel trattamento dei sintomi di asma e glaucoma, nella riduzione della nausea da chemioterapia, epatite, AIDS. Per le stesse condizioni e per stati di anoressia risulta efficace nella stimolazione dell’appetito. Riduce la spasticità provocata da sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale e nelle stesse condizioni allevia parestesie, tremore e atassia, offre miglior controllo delle funzioni di evacuazione. Allevia il dolore anche in malattie muscolo-scheletriche, artrite, nevralgie, neuropatie, dismenorrea, colite ulcerosa, morbo di Crohn.È in sperimentazione contro i disturbi del movimento, sindrome di Tourette, distonia, discinesia, morbo di Parkinson e di Huntington. L'epilessia si trova fra le più antiche indicazioni farmaceutiche della cannabis. Incoraggianti ma ancora insufficienti da un punto di vista statistico clinico sono i risultati su cancro, malattie autoimmuni e neurodegenerative, dipendenze da alcol, droghe e psicofarmaci, condizioni di sofferenza psichica e disturbi del sonno e post-traumatici, disordini dell’attenzione. Sono in corso studi su diverse sindromi psichiatriche dove il THC può rivelarsi benefico o dannoso. Numerose altre sindromi infiammatorie, autoimmuni o allergiche possono essere trattate efficacemente con THC, benché non esista ancora un volume di ricerche sufficienti a una sua rapida introduzione nella farmacopea.

Scheda tecnica

  • Formula: C21H30O2
  • Punto di decarbossilazione: 115 °C
  • Solubilità: scarsa in acqua, buona in solventi organici
  • Punto di ebollizione: 157 °C
  • Biodisponibilità: 10–35% (inalazione), 6–20% (orale)

Metodi di assunzione

La cannabis viene utilizzata per scopi terapeutici da migliaia di anni e non si hanno notizie di effetti avversi gravi sui pazienti, al contrario di molti farmaci oggi in commercio anche senza prescrizione medica. 

Dosaggi e interazione fra Cbd e Thc

Il CBD non esercita azioni psicotrope, benché abbia evidenti proprietà ansiolitiche e rilassanti. Non è indicata una dose letale di CBD e non si registrano casi di malessere dei pazienti, come succede invece con il THC. Cannabidiolo e tetraidrocannabinolo agiscono su diversi recettori dello stesso sistema endocannabinoide e le loro azioni risultano quindi interdipendenti. Le due sostanze tendono a modificare gli effetti terapeutici e psicoattivi quando sono combinate in diverse percentuali. Il cannabidiolo regola e attenua gli effetti psichici del THC. 

Raggiungere il dosaggio ottimale

Con qualsiasi principio attivo e in  particolare con i cannabinoidi, a dosi elevate non corrisponde necessariamente un effetto più potente. Il cannabidiolo risulta essere efficace a piccolissime dosi, mentre alte dosi di THC possono provocare ansia e momentanei disturbi psichici. Riferimenti aneddotici e scientifici riferiscono di benefici con bassi dosaggi in grado di mantenere livelli costanti del cannabinoide nel sangue durante la giornata. Sono considerati invece utilizzi ad alto dosaggio di CBD quando si superano i 150 mg al giorno, eventualmente mantenendo una proporzione con il peso della persona.

In ambito generale vengono riferite le seguenti linee guida:

  • Cominciare con dosi ridotte se non si ha esperienza precedente con cannabinoidi
  • Non eccedere nelle dosi anche in caso di precedente assunzione
  • Utilizzare lo stesso dosaggio per diversi giorni
  • Valutare gli effetti ed eventualmente modificare le dosi

Terpeni e altre molecole

I terpeni appartengono agli idrocarburi organici e sono le principali sostanze chimiche che determinano gli odori. Tutti i vegetali si distinguono per il loro particolare profilo terpenico, compresa frutta, verdura e cannabis.

I terpeni estratti dalle piante sono i componenti più importanti degli oli essenziali utilizzati in fitoterapia, alimentazione, cosmetica, igiene della casa e industriale. Nei vegetali i terpeni sono coinvolti nella sintesi di vitamine, ormoni, oli e resine. Svolgono anche ruolo di difesa contro parassiti e predatori. Nella cannabis i terpeni sono prodotti nei tricomi insieme ai cannabinoidi e costituiscono fino al 20% degli oli estraibili dalla pianta. La produzione di terpeni varia notevolmente con le condizioni ambientali, anche all’interno di una stessa varietà. La cannabis resta fra le piante con maggiore complessità di terpeni, da cui derivano i caratteristici aromi.

Utilizzo terapeutico dei terpeni

I terpeni esercitano il loro effetto sul nostro organismo sia a piccole, sia a grandi concentrazioni. Gli usi terapeutici ne prevedono l'inalazione o l'ingestione. Dagli studi scientifici alcuni terpeni risultano antimicrobici, anticancerogeni, antiossidanti, analgesici, antinfiammatori, rilassanti muscolari, antidepressivi, ansiolitici e sedativi, vasocostrittori oppure vasodilatatori, esaltatori percettivi. Alcuni possono risultare repellenti per gli umani o per animali e parassiti. Altri si legano debolmente con i recettori neuronali oppure modificano la permeabilità delle membrane cellulari.

Effetto entourage e potenzimento dell'azione dei cannabonoidi

Nell’assunzione di cannabis per scopi medicinali, il risultato terapeutico della combinazione fra diversi terpeni e cannabinoidi è chiamato effetto entourage. I primi studi che intuivano l'esistenza di altri principi attivi oltre ai cannabinoidi risalgono al 1974, mentre le ricerche più importanti sono pubblicate nel 2010 dallo studioso Ethan B. Russo. Questi studi hanno dimostrato sia i legami dei terpeni con neurotrasmettitori come i recettori CB1 e CB2, sia la loro azione sulla permeabilità cellulare.

Quest'ultima proprietà può risultare importante per modulare l’assimilazione di altri principi attivi: ad esempio il limonene consente in alcuni casi di ridurre la dose necessaria di THC grazie alla sua azione di aumento della moderata biodisponibilità dei cannabinoidi. I terpeni possono anche influenzare la produzione endogena di dopamina e serotonina, modificando gli stati dell'umore. In  sintesi l’effetto entourage fra terpeni e cannabinoidi è in grado di modificare e potenziare l’azione delle singole molecole. Questo spiega il motivo per cui i derivati organici della pianta di cannabis con il loro mix naturale di principi attivi risultano più efficaci rispetto ai cannabinoidi sintetici.

 

 

Terpeni utili

I terpeni sono molecole prodotte dall’evoluzione e dalla maturazione delle piante. Si ritrovano con composizioni molto variabili in base alle varietà botaniche e alle condizioni ambientali. Durante la lavorazione della materia prima vegetale molti terpeni si disperdono, in particolare i più volatili monoterpeni come il limonene, il pinene e il mircene. Una concentrazione superiore allo 0,05% di un terpene viene considerata di interesse farmacologico e tutti i terpeni sono riconosciuti come sicuri per la salute umana dai maggiori enti pubblici di controllo su farmaci e alimentari.

Gli effetti terapeutici attuali o potenziali riscontrati in numerosi studi si riferiscono al singolo terpene isolato dagli altri componenti presenti nella pianta e nei suoi estratti. Ciononostante, come rilevato dagli studi sull'effetto entourage, ogni paziente dovrebbe ricercare il profilo terpenico e cannabinoide complesso più adatto alla condizione da trattare. Le analisi biochimiche e gli studi farmacologici aiutano nella comprensione delle potenzialità curative di ogni singolo principio attivo vegetale e delle loro sinergie.

Limonene

Il limonene profuma di arance, limoni e altri frutti succosi. La buccia degli agrumi e molte erbe officinali come menta e rosmarino contengono grandi quantità di questa molecola. Come tutti i monoterpeni il limonene evapora rapidamente e i recettori di insetti e altri animali lo recepiscono come tossina. Da qui il suo potere antiparassitario. Ha proprietà antidepressive, ansiolitiche, immunostimolanti, antibatteriche e antitumorali. Viene utilizzato per il trattamento di ulcere e riflussi gastrici, e nelle diete per la riduzione del peso. La sua rapida accumulazione nei tessuti adiposi lo rende interessante nelle terapie contro il tumore del seno. L’aumento di permeabilità cellulare causato dal limonene facilita l’assimilazione di altre molecole o composti.

Mircene

Il mircene si trova in molte piante: timo, verbena, citronella, mango, luppolo ed eucalipto. È uno dei più abbondanti terpeni nella cannabis. L’aroma è di agrumi e frutti tropicali, balsamico, pungente e speziato. È precursore di altri terpeni e la sua grande presenza nel luppolo determina buona parte dell’aroma della birra. Prende il nome dalla Myrcia sphaerocarpa, pianta amazzonica dove la radice veniva utilizzata nella medicina tribale. A seguito di questo uso tradizionale, sono in corso ricerche sulle proprietà antidiabetiche del mircene. Ha inoltre proprietà antinfiammatorie, sedative, analgesiche, antispasmodiche, antibiotiche, antisettiche. Nelle terapie con cannabinoidi è considerato un potenziatore degli effetti di THC e CBD per la sua azione sulla permeabilità cellulare che facilità il transito del principio attivo da sangue a cellule neuronali. Sembra inoltre aumentare il livello massimo di saturazione del recettore CB1, consentendo una migliore assimilazione di alti dosaggi.

ß-Cariofillene

Si trova in numerose specie vegetali, come il rosmarino e le spezie, in particolare chiodi di garofano e pepe nero. Dolce, canforato e legnoso, contribuisce notevolmente all’aroma della cannabis che ne contiene in grande quantità. È un agonista del recettore CB2 del cannabidiolo a cui si lega come un cannabinoide. Non è psicoattivo e il suo utilizzo alimentare è approvato dai maggiori organi di controllo. Per le sue proprietà è usato in composti analgesici e antinfiammatori topici, ad esempio contro il mal di denti, ed è presente in molti oli essenziali. Gli studi oggi disponibili hanno evidenziato proprietà ansiolitiche e antidepressive. 

 

 

Pinene

Con aroma di pino è il terpene più abbondante nei vegetali. Si trova nella resina e negli aghi di pino ed è presente in alte concentrazioni anche in rosmarino, basilico e salvia, eucalipto, luppolo e rosa. È un repellente per gli insetti ed è il componente principale della trementina. Viene utilizzato come anestetico locale, broncodilatatore ed espettorante. Studi scientifici hanno confermato un ruolo sulla memoria e sull’attenzione già conosciuto dalle medicine antiche.

Linalolo

Si trova nel legno di rosa e di linaloe, negli oli di coriandolo, basilico, bergamotto, menta. Ha profumi floreali e speziati ed è caratteristico della lavanda. È un precursore della vitamina E. Risulta sedativo e ansiolitico. Si è recentemente scoperta una sua azione su neurotrasmettitori responsabili dei processi di memorizzazione. Alcuni studi indicano effetti anticancerogeni e antiepilettici. È spesso utilizzato nei prodotti cosmetici e di igiene personale.

Borneolo

Ha odori di canfora, pino e mentolo. Si trova in cannella, assenzio, menta, rosmarino. Aiuta il recupero dalla fatica. Viene utilizzato nella medicina cinese come sedativo. È repellente per gli insetti. Alcuni studi hanno verificato effetti anestetici, anticoagulanti, antinfiammatori. Può incrementare la biodisponibilità nell’organismo di altri principi attivi terapeutici. Un terpene simile è l’isoborneolo, che ha proprietà antivirali ed è un inibitore del virus herpes simplex.

Terpinene / Terpinolene

Ha aroma lievemente legnoso e affumicato. Si trova nelle mele, nel cumino, nel sambuco, nelle conifere. Gli studi hanno anche evidenziato significative azioni antitumorali,antiossidanti e  antibatteriche. Per inalazione ha evidenziato effetti rilassanti sulle cavie.

Humulene

Presente in grandi concentrazione nel luppolo, da cui la birra acquisisce il profumo. È un potente antinfiammatorio ed esercita anche azione antibatterica, antitumorale, analgesica e soppressiva dell’appetito.

Eucaliptolo

Chiamato anche cineolo, oltre all’eucalipto è presente nel rosmarino. Ha odore mentolato e di canfora. Possiede numerose caratteristiche terapeutiche: antidolorifico, stimolante, energizzante e riattivante della circolazione sanguigna. Di rapida assimilazione, ha proprietà antibatteriche, antifungine, antiossidanti e antiproliferative delle cellule tumorali.

Bisabololo

È contenuto nell’olio essenziale di camomilla. Ha proprietà calmanti, antinfiammatorie e lenitive. Studi in laboratorio hanno evidenziato l’induzione all’apoptosi delle cellule leucemiche.

Geraniolo

Caratteristico della pianta di geranio. È repellente per gli insetti e sembra avere proprietà neuroprotettrici.

Nerolidolo

Emana aromi freschi, erbacei, citrici e floreali. Si trova nel gelsomino, nelle arance e nello zenzero. Penetra facilmente la membrana cellulare ed è quindi allo studio come supporto ai principi attivi terapeutici. Ha proprietà antibatteriche e antifungine.

Terpineolo

Si trova nell’olio di pino, in una varietà di tè, nel sambuco. Per il suo piacevole aroma floreale è fra i terpeni più utilizzati nell’industria dei profumi e possiede proprietà rilassanti.

Fitolo

È utilizzato in molti prodotti domestici. Si presume capace di azione sedativa.

Ocimene

È utilizzato nell’industria dei profumi e possiede proprietà antifungine.

Fellandrene

Presente nell’eucalipto. Ha note di menta e limone. Sembra dimostrare proprietà antidepressive.

Canfene

Si trova in molte piante con un odore pungente. Ha proprietà antidolorifiche e antiossidanti.

Δ3Carene

Dolce, aroma di pini, cedri, bosco e pungente. Si trova in rosmarino, pino, cedro, cipresso. Puo asciugare i liquidi del corpo in eccesso.

Sabinene

Porta aromi speziati e di pepe. È attivo in favore della digestione, dell’artrite e delle dermatiti.

Canfora

Deriva dall’ossidazione del pinene e si trova nella pianta di canfora. Viene assorbita rapidamente dalla pelle ed è un leggero anestetico e antibatterico.

Mentolo

Ha proprietà analgesiche e antinfiammatorie.

Isopulegolo

È allo studio per diverse proprietà, fra cui l’azione gastroprotettiva, antinfiammatoria e antiepilettica.

Gernail acetato

È presente negli estratti di citronella, coriandolo, eucalipto, geranio, rosa. Possiede aroma floreale e fruttato. Ha forti proprietà antibatteriche ed è utilizzato in profumeria.

Cimene

Si trova in cumino, timo, eucalipto, origano, coriandolo. Ha proprietà antinfiammatorie e protettive del sistema respiratorio. Come altri terpeni può risultare nocivo ad alte concentrazioni. Le quantità presenti nelle piante e nei loro estratti non consentono un'assunzione tale da raggiungere livelli pericolosi di queste sostanze nell'organismo.

Glossario

A

Agonista, Antagonista: molecola che lega un recettore biochimico dell'organismo nel sito destinato al ligando endogeno. L'agonista o l'antagonista mima gli effetti biochimici del ligando con risultati simili, inferiori o superiori.

Aneddotica (in medicina): serie di successi terapeutici testimoniati da pazienti non all'interno di programmi di studio controllati e validati. I risultati, anche se prodotti da ricerche non ufficiali possono avere ugualmente valore scientifico. La maggior parte delle medicine antiche o alternative si basa sull'aneddotica.

Anandamide: è un endocannabinoide, cioè una molecola endogena che agisce sul sistema endocannabinoide. In particolare l'anandamide agisce come modulatore neuronale sul recettore CB1 in modo paragonabile al THC.

Apoptosi e Autofagia: l'apoptosi è una morte cellulare fisiologica o indotta delle cellule non più pienamente funzionali. Questo mantiene in equilibrio omeostatico l'organismo ma l'apoptosi può anche essere conseguenza di patologie. Nell'apoptosi si producono enzimi che distruggono le cellule e nel caso di autofagia i residui vengono smaltiti da altri enzimi. L'autofagia avviene in genere nei casi di carenza nutritiva delle cellule. Un'apoptosi eccessiva può portare a malattie neurodegenerative, mentre un'apopotosi scarsa può portare a neoplasie. Autofagia e apoptosi possono risultare sinergiche o in contrasto fra loro. Entrambi sono processi biochimici diversi dalla necrosi cellulare, che risulta da traumi o stress.

 

B

Biodisponibilità: Percentuale di sostanza somministrata in grado di raggiungere la circolazione sistemica senza subire modifiche chimiche. La massima biodisponibiltà si ottiene per via endovenosa.

 

C

Cannabis, canapa alimentare, canapa industriale: Varietà della stessa specie botanica che si differenziano per gli obiettivi di produzione: cannabinoidi o proteine e altri componenti dei semi, oppure fibre per molteplici utilizzi.

Cannabinoidi: idrocarburi prodotti da piante e animali o sintetizzati in laboratorio. I cannabinoidi agiscono come messaggeri sul sistema endocannabinoide di recettori negli organismi animali generando risposte biochimiche. In natura vengono prodotti quasi esclusivamente dalla pianta di cannabis nella resina contenuta in ghiandole chiamate tricomi. Esistono oltre 60 fitocannabinoidi conosciuti.

CBD: vedi pagina.

CO2 supercritica: lo stato supercritico indica una condizione di temperatura e pressione nella quale una sostanza chimica presenta alcune caratteristiche dei liquidi insieme ad altre proprie dei gas. A questo stato l'anidride carbonica può essere utilizzata come solvente per estrarre oli essenziali e principi attivi da materiale vegetale. L'estrazione industriale a CO2 supercritica è considerata efficiente, sicura e a basso impatto ambientale.

 

D

Dopamina: neurotrasmettitore e neuro ormone endogeno prodotto in diverse aree del cervello e dell'ipotalamo. svolge ruoli nei processi cognitivi, remunerativi e nella memoria, nel sonno, nell'umore e nell'attenzione.

 

E

Equilibrio omeostatico: l'omeostasi è la tendenza al raggiungimento di un equilibrio stabile nelle proprietà chimiche e fisiche di animali e vegetali. Negli organismi sani lo stato di equilibrio si mantiene naturalmente grazie a meccanismi autoregolatori biochimici. Nel corpo umano l'omeostasi riguarda molti parametri vitali come temperatura, acidità del sangue, metabolismo degli zuccheri, rinnovamento cellulare. Il sistema endocannabinoide gioca un ruolo importante nel mantenimento dell'equilibrio omeostatico.

Estrazione: processo di separazione di uno o più composti chimici di interesse dalla loro matrice organica, animale o vegetale. Nel caso della cannabis vengono estratti cannabinoidi, oli e terpeni dalle infiorescenze mature.

Effetto entourage: vedi pagina.

Endocannabinoidi: sono una nuova classe di messaggeri lipidici accomunati dalla capacità di interagire con i recettori cannabinoidi presenti in quasi tutti gli animali nel sistema endocannabinoide.

Etnobotanica: è una scienza che studia l'uso delle piante in culture geopoliticamente differenziate preservando conoscenze e attività, riportando vicende storiche, usanze, costumi e forme linguistiche.

 

F

Flavonoide: composto polifenolico metabolita secondario della pianta che possiede 15 atomi di carbonio. E' un nutriente del gruppo Vitamina P e solitamente riconoscibile come pigmento la cui colorazione dipende dal pH. Ai flavonoidi sarebbero attribuite interessanti attività farmacologiche. 

 

L

Ligando: è un atomo, ione o molecola che si lega con atomi, ioni o molecole detti "centrali" per formare un complesso chimico. Questi complessi sono spesso reversibili, cioè possono separarsi e il componente centrale può tornare allo stato iniziale.

 

M

Molecola: la più piccola parte in cui può essere suddivisa una sostanza conservandone le proprietà chimiche. Si compone di almeno due atomi uniti fra loro con la condivisione di coppie di elettroni per formare un legame chimico. 

 

N

Neurotrasmettitore: molecola che trasporta informazioni fra cellule del sistema nervoso come neuroni e glioni. In queste cellule si trovano dei recettori che attivano specifiche risposte biochimiche a seguito di impulsi dai neurotrasmettitori.

Nutraceutica: da "nutrizione" e "farmaceutica" indica lo studio, la raccolta e la produzione di sostanze naturali per offrire diete, prodotti e integratori alimentari in grado di apportare benefici per la salute.

 

O

Officinale: pianta utilizzata per la preparazione di rimedi o specialità medicinali. Un preparato officinale è un farmaco o un parafarmaco realizzato in laboratorio.

Olio di canapa: olio estratto dai semi di canapa alimentare. Ha un elevato valore nutrizionale ma solitamente non contiene cannabinoidi in misura significativa.

Olio concentrato, olio  essenziale, tintura: Prodotti dell'estrazione di oli, resine e altri composti da materiale vegetale, ad esempio dalle infiorescenze della cannabis. Esistono diverse tecniche ma quelle maggiormente consigliate dalla comunità medica utilizzano olio di oliva, CO2 supercritica o alcol alimentare.  

 

P

Panacea: termine della mitologia greca utilizzato per descrivere piante a cui sono attribuite grandi proprietà terapeutiche. 

Precursore: un composto si definisce precursore quando forma una nuova molecola dopo una reazione chimica con altri elementi. Nella cannabis alcuni cannabinoidi e terpeni sono precursori di altri, che si sviluppano in determinate condizioni. Ad esempio il THCA è precursore del THC. 

Psicoattivo, psicotropo: composto chimico in grado di alterare le funzioni mentali modificando in diversa misura le capacità psichiche, cognitive e motorie. Le sostanze psicoattive possono determinare assuefazione o dipendenza.

 

R

Recettore: è una molecola proteica che si lega con un'altra chiamata ligando (Ad esempio CB2 con CBD) causando una reazione biochimica e inducendo una risposta cellulare nell'organismo. Esistono numerosi tipi di recettori che diventano bersagli specifici dei farmaci per attivare risposte terapeutiche. 

 

S

Sinapsi: Struttura biochimica specializzata nella comunicazione tramite recettori fra cellule del sistema nervoso o con altre cellule (muscolari, sensoriali, endocrine). Nei vertebrati sono prevalenti le sinapsi chimiche, mentre negli organismi più semplici sono elettriche.

 

T

THC: vedi pagina.

Terpeni: vedi pagina.

Tricomi: strutture cellulari crescenti da gambi e foglie sotto forma di piccoli funghi o peli. Hanno differenti funzioni biochimiche. Nella cannabis sono visibili a occhio nudo come una brina o peluria biancastra. Costituiscono sono la parte della pianta dove viene prodotta la maggiore quantità di resina. Questa resina è costituita da terpeni e cannabinoidi.

TPRV1: recettore neuronale che comunica al cervello le sensazioni di calore e dolore. Sembra essere coinvolto nell'insorgenza e nello sviluppo di alcune forme di epilessia.